I POPOLI DELLE FILIPPINE

 

Dei 67 milioni di persone che compongono la la popolazione dell’Arcipelago delle Filippine il 12% (circa 8 milioni) appartiene ad un gruppo tribale distinto o ad un diverso popolo indigeno, come loro stessi amano definirsi.

La differenza tra “tribale” e “filippino” è determinata dalla storia coloniale.

 

STORIA

Le isole furono visitate da Magellano nel 1521 e subito dopo colonizzate dagli spagnoli che le chiamarono Filippine in onore del re Filippo II; essi imposero dove possibile il cattolicesimo ed una crudele economia feudale.

Prima del loro arrivo, le 7000 isole dell’arcipelago erano la dimora di un ricco insieme di diverse culture. Al giorno d’oggi si parlano tuttora più di 70 lingue e molti popoli mantengono le proprie tradizioni; alcuni non sono mai stati completamente assoggettati alla colonia spagnola. Con il tempo, il contrasto tra coloro che erano stati assimilati dalla cultura dei dominatori e quelli che invece avevano mantenuto la propria identità ed il proprio retaggio culturale diventò sempre più evidente e profondo.

Nel 1898, al termine della guerra ‘ispano-americana’, le Filippine passarono agli Stati Uniti che dispiegarono tutta la loro forza militare per controllare il paese e mantenerlo unito contro le spinte all’indipendenza di ciascuna etnia. Sotto l’amministrazione americana le zone tribali furono rapidamente assoggettate al controllo centrale, ma tre secoli di dominazione spagnola avevano lasciato il segno sul piano economico e religioso. Oggi la tradizione principale della società filippina è derivata dalla cultura dei popoli colonizzatori, mentre coloro che, nonostante tutto, hanno mantenuto le tradizioni indigene risultano essere degli emarginati.

Originariamente, la maggior parte dei 30 milioni di ettari che occupano le Filippine era ricoperta da una foresta lussureggiante; circa trenta anni fa, ne rimanevano poco più del 50%, mentre oggi giorno, la foresta copre meno del 18% del territorio e una delle cause principali di questo disboscamento selvaggio, è la dovuta, quasi ogni anno alle disastrose inondazioni ed ai disastri ecologici del territorio.

 

VITA DEGLI INDIGENI

Le isole delle Filippine sono cinte da montagne e coperte da dense foreste tropicali. Per molte generazioni, le comunità isolate si sono adattate alle condizioni locali.

Gli indigeni hanno molto da insegnare su come vivere nella foresta tropicale e su come “gestirla”. Glia Hanunoo Mangayan, per esempio, possiedono da tempo un metodo di coltivazione a rotazione molto efficace per quelle terre montuose. Le società tribali, inoltre posseggono dei sofisticati sistemi di leggi.

Attualmente, la maggior parte delle aree pianeggianti è occupata dai filippini ispanici, mentre le popolazioni indigene abitano l’interno montuoso delle isole.

Nell’arcipelago vivono alcuni gruppi del popolo Negrito/Aeta, fisicamente molto più simili ad altri Negrito della Malaysia e delle isole Andaman(India) che ai filippini malesi.

Sono più piccoli di statura dei filippini ed hanno caratteristici capelli ricci. I Negrito costituiscono probabilmente il più antico gruppo delle Filippine; sono gli abitanti tradizionali del cuore della foresta, la loro economia dipende dalla caccia, dalla raccolta dei frutti spontanei e dall’agricoltura itinerante. In anni recenti la distruzione delle foreste, la pressione sulla terra ed il devastante impatto delle eruzioni vulcaniche del monte Pinatubo hanno creato loro gravi difficoltà.

Gli Igorot(popoli della cordigliera) sono oltre un milione e suddivisi in dodici tribù, occupano le montagne le Luzon settentrionale. Il loro territorio è rimasto in gran parte intatto, grazie non solo alla loro fama di guerrieri e tagliatori di teste, ma anche alla loro economia, alla cui base  c’è la coltivazione stanziale del riso su terrazze antichissime situate fino a 2000 metri di altezza; queste terrazze rappresentano il cuore spirituale ed economico della cultura degli Igorot. Il sistema di gestione delle risaie costituisce un impresa spettacolare ed una delle più importanti testimonianze dell’ingegneria indigena,tanto che nel 1995 l’UNESCO ha selezionato e dichiarato alcune parti di questo sistema Patrimonio culturale dell’umanità. Fino a poco tempo fa, le isole centro meridionali di Mindanao, Mindoro e Palawan erano ricoperte di fitte foreste.

I popoli tribali (Lumad, Mangyan, Tagbanwa) vivevano per lo più praticando la coltivazione a rotazione, che ha un basso impatto ambientale e valorizza le diversità biologiche. Ora invece, sono stati cacciati da alcune delle loro terre d’origine per fare spazio allo sviluppo del commercio.

Nella zona meridionale ed in quella occidentale dell’arcipelago ci sono tredici popoli distinti chiamati Moro. Sono tutti diversi per tradizioni, ma uniti dalla comune fede mussulmana. Nelle Filippine, le zone mussulmane sono sempre rimaste del tutto indipendenti dalla Spagna, ma poi sono state conquistate dagli Americani. La reazione alla conquista è stata molto forte ed è alimentata da un forte movimento separatista.

 

L’ORIGINE DELL’ARCIPELAGO

Il gran numero delle isole che compongono l’arcipelago filippino viene spiegato nelle leggende indigene nel modo seguente.

<<Migliaia di anni fa, il dio Angalo  e sua moglie Angareb vivevano dove oggi si stende il ventaglio delle isole. Una mattina i due si recarono insieme in riva al mare per divertirsi cercando le conchiglie con le perle più belle. Angalo fu il primo a trovarne una, di dimensioni straordinarie: conteneva una perla bellissima, di un insolito colore giallo. Il dio orgoglioso per la scoperta, diede la perla ad Angareb che, però, esclamò: “io posso trovarne di migliori!” il rifiuto e l’osservazione offesero il dio Angalo e, ben presto,  tra i due si accese una violenta discussione. Poi ognuno si mise a correre lungo la spiaggia in cerca di altre conchiglie. In pochissimo tempo ne raccolsero una quantità enorme e,  sedutisi ciascuno vicino al proprio mucchio, iniziarono aprile per estrarre le perle. “Ne ho raccolte più io! Gridò Angalo. “No! le mie sono di più” ribatte Angareb “ e sono più grosse delle tue!”.

Il dio e sua moglie continuarono a litigare e a scagliarsi l’un l’altra conchiglie e perle. Fuggendo e rincorrendosi, Angalo e Angareb calpestavano qua e là la sabbia e vi stampavano profondissime orme. Improvvisamente si udì un grande fracasso: le montagne  e le colline cominciarono a frantumarsi in mille pezzi e le acque dei fiumi   e dei laghi inondarono la terra. Il dio e la dea, indifferenti al cataclisma, continuarono la lotta. Ci fu un violentissimo uragano con lampi e tuoni e la terra si spaccò in tante parti: L’isola di Luzon rimase a nord; le isole Visayan si raccolsero al centro e a sud emerse l’isola di Mindanao.

 

PERICOLO

Le filippine sono ricche di oro, rame ed altri minerali. Nel 1995, per iniziativa della Banca mondiale e di altre organizzazioni simili, è stato emanato un nuovo Codice per la regolamentazione dell’estrazione mineraria. L’obbiettivo è quello di aprire le Filippine  alle società minerarie straniere.

Le compagnie si sono già attivate per esplorare più di 6 milioni di ettari (il 20% del totale del territorio), Tra l’altro, a ogni compagnia viene assegnata una concessione di legname sufficiente a soddisfare i propri bisogni. Il Codice, la cui applicazione per ora è stata rinviata, rappresenta il pericolo più grave per il futuro dei numerosi popoli tribali delle Filippine.

Dopo che nel 1984 gli Igorot avevano fondato l’Alleanza dei popoli della cordigliera per difendere i propri diritti, nel 1985 l’esercito filippino bombardò i villaggi indigeni con l’obbiettivo di piegarne l’opposizione al governo centrale. Tuttavia nello stesso anno la ferma protesta dei Ralinga e dei Bontoc della Cordigliera riuscì a bloccare la costruzione di una imponente diga che avrebbe sommerso le loro antiche risaie a terrazze.